I paesi del Mediterraneo sono quelli che più di altri hanno sofferto la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 e mai più realmente finita. Nonostante le cose stiano gradualmente migliorando, gli italiani sono rimasti talmente scottati da questo periodo nero da essere diventati più pessimisti di quanto non fossero già. Qui in Italia, in buona sostanza, siamo in molti ad essere convinti che il futuro non potrà migliorare e che quello dei nostri figli sarà ancora peggio. E un tale pessimismo, in Europa, oltre che in Italia c’è solo in Grecia (altro paese che guarda caso ha sofferto la crisi tanto da essere finito in bancarotta).
Ma non è solo una questione di prospettive future, perché anche il tono dell’umore non è più quello di una volta: nonostante sia radicata la convinzione che i popoli del Sud Europa siano tra i più spensierati e sereni, le cose stanno cambiando anche da questo punto di vista, tanto è vero che i dati ci dicono che più del 55% degli italiani non si sente affatto di buonumore. Insomma, il quadro che vien fuori dal rapporto Eurofund – agenzia Ue che si occupa di lavoro e del miglioramento delle condizioni di vita -relativamente all’Italia è alquanto impietoso.
Entriamo allora un po’ più nel dettaglio dei numeri. Ebbene, oltre al già citato dato sulla “diffusione del buonumore”, il dato che inquadra lo scarso ottimismo è il seguente: Eurofund ha constatato che solo il 31% dei greci e il 47% degli italiani è ottimista sul proprio futuro, e che coloro che guardano al futuro delle nuove generazioni con ottimismo sono soltanto il 35% dei greci e il 41% degli italiani. In pratica greci e italiani sono tra i popoli più pessimisti d’Europa.
Ecco perché non sorprende il fatto che solamente il 12% dei greci e il 21% degli italiani ritenga di poter trovare un lavoro nel caso in cui dovesse perdere quello attuale: la crisi è stata così feroce e ha delapidato così tante risorse, fatto chiudere così tante imprese e reso senza uno stipendio così tante famiglie, che la paura di perdere il lavoro attuale è sempre più fondata.
Per quel che riguarda il discorso lavoro, però, c’è chi è persino messo peggio di noi. Ungheresi e bulgari, per esempio, lamentano di sentirsi troppo emarginati dalla società, mentre i croati non sopportano l’idea di dover trascorrere troppe ore al lavoro: il 69% di loro sostiene che le troppe ore lavorative gli impedirebbe di occuparsi per bene della famiglia, mentre l’81% afferma di rientrare troppo tardi a casa anche solo per riuscire a sbrigare qualche faccenda domestica.
Infine il capitolo sicurezza. Da questo punto di vista il 32% di greci e italiani non si sente affatto sicuro nel trascorrere qualche ora da solo dentro casa, tanto più se di notte. Queste sono le percentuali più alte registrate in Europa, per cui nel resto dei paesi v’è una percezione di pericolo che è di gran lunga inferiore rispetto alla nostra. E le cose non migliorano di certo se ci si sposta sul fronte assistenza, anzi, in questi termini gli italiani sono i meno soddisfatti, specie se si parla del settore infanzia dove non si riscontrano operatori adeguati, strutture scolastiche a modo e un’offerta formativa di qualità.